Intervista: Sara Radaelli si racconta

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Settembre è un mese cruciale. Si torna a scuola, si rientra a lavoro dopo le vacanze e per tanti quindi rappresenta un nuovo inizio, tanto che alcuni lo hanno definito il nuovo gennaio!

Io perciò ne approfitto e inauguro quella che spero diventi una sezione gremita di TRADZ, ovvero la parte dedicata alle interviste. L’onore di iniziare questa lunga serie di incontri spetta a Sara Radaelli, che introduco brevemente.

Di chi si parla

Ho conosciuto Sara ai tempi della triennale, grazie a un semplicissimo volantino attaccato in bacheca in cui promuoveva il suo seminario sulla traduzione della moda (vedi sotto). Ho seguito il seminario e non me ne sono pentita perché lì ho iniziato a capire cosa vuol dire collaborare e fare networking, devo dire che Sara non si è mai risparmiata nei consigli e come vedete è disponibile a dare una mano.

Sara traduce dall’inglese e dal francese ed è specializzata nel settore del lusso, per i dettagli non resta che leggere l’intervista.

Colgo l’occasione per ringraziarla di nuovo per le sue parole e vi ricordo che la potete trovare su www.srtraduzioni.it, dove anche lei ha il suo blog, il Moodboard.

Buona lettura!

 

Come prima cosa vorrei sapere quali sono stati i tuoi inizi nella traduzione, come ti sei approcciata a questo mondo e se hai sempre desiderato fare la traduttrice.

Le lingue mi hanno sempre affascinato: per questo dopo la Scuola per Interpreti e Traduttori (SSIT S. Pellico di Milano) sono entrata dapprima in un’agenzia di traduzioni come Junior Project Manager e poi ho tentato la carriera da freelance (la vita da ufficio mi annoiava terribilmente!). Inizialmente svolgevo traduzioni nel settore medico-farmacologico, un po’ per formazione di famiglia un po’ per approfondimenti durante la Scuola Interpreti; poi, per caso, ho scoperto il settore della moda e ho capito che era la direzione in cui volevo andare.

 

Oggi quali sono le tue specializzazioni e le tue lingue di lavoro?

Traduco dall’inglese e dal francese verso l’italiano nel segmento del lusso (settori moda, alta orologeria, alta gioielleria, cosmesi e profumeria, SPA e benessere, turismo e hôtellerie, lifestyle e immagine). Da qualche mese, all’attività di traduzione ho affiancato anche quella di web copywriter sempre nei miei settori d’elezione, inizialmente su richiesta di un cliente.

 

Cosa pensi di chi offre traduzioni in più ambiti molto diversi tra loro? Diversificare è la mossa giusta o è sempre meglio essere specialisti in pochi settori e selezionare i clienti?

La storia personale e le competenze di un traduttore sono diverse caso per caso. Può quindi capitare di trovare un professionista specializzato in ambiti anche lontani tra loro. Generalmente, anche per esperienza personale, trovo che la specializzazione sia la strada giusta;non da ultimo, perché la formazione continua e l’aggiornamento richiedono un impegno costante in termini di tempo e denaro, e farlo in settori molto diversi può essere dispersivo. Inoltre, nell’approccio con i clienti, la specializzazione è percepita come sinonimo di professionalità e conoscenza della materia, e questo consente, anche da parte del traduttore, di avere maggiori possibilità di selezionare i clienti con i quali lavorare.

 

La seguente è una domanda a cui tengo molto e penso che oggi riguardi un aspetto fondamentale di questo lavoro: quando è nato il tuo sito web? E soprattutto cosa è cambiato nella tua vita lavorativa?

Bella domanda! Non saprei dirti l’anno di nascita esatto del mio sito www.srtraduzioni.it, ma dovrebbe essere attivo da almeno una dozzina d’anni. Naturalmente, ha subito molte modifiche e restyling nel corso degli anni, come la mia attività professionale, ma ha sempre mantenuto un’immagine riconoscibile! Crescendo, si capisce dove si vuole andare e che strada percorrere per arrivarci, e il sito web è un po’ la nostra immagine virtuale, quindi ci deve rispecchiare in ogni momento. Lo si deve curare costantemente, per comunicare all’utente che si tratta di uno strumento che riflette le nostre reali capacità. E poi anche la grafica ha le sue mode, e si deve essere più o meno sempre aggiornati, altrimenti si rischia di avere uno strumento obsoleto e non efficace, se non addirittura nocivo,per la nostra attività.

In questi anni, la maggior parte dei contatti da parte di clienti o partecipanti ai miei seminari è arrivata tramite il mio sito, che colpiva per la grafica accattivante e originale, o tramite altri siti su cui sono presente (l’annuario AITI), ma sempre via web. Dall’inizio del 2016, al sito si è aggiunta la sezione Moodboard, una sorta di blog a cui tengo molto, dove pubblico ogni mese un articolo su un argomento legato all’universo del lusso o a quello della traduzione in questo ambito. A fine settembre, sia la Moodboard che il sito si aggiorneranno: ti aspetto per avere la tua opinione!

 

Sul sito, oltre alla tua attività di traduttrice tout court, presenti anche i corsi di approfondimento che organizzi. Ti va di parlarcene?

Dal 2009 ho iniziato a tenere seminari di specializzazione rivolti a traduttori/interpreti e/o studenti in queste discipline che desiderano specializzarsi nei vari settori del lusso. L’offerta formativa sul mercato era carente in questi settori, fin da quando ho mosso i primi passi. Quindi ho pensato che condividere la mia esperienza e la mia passione poteva essere utile ad altri e cominciare a far percepire ai colleghi e alle nuove leve che anche il lusso va preso sul serio ed è un segmento in cui specializzarsi, che richiede professionalità al pari di altri macro-settori come la medicina, l’economia, ecc. Così è nato il primo seminario “Tradurre la moda. Tra creatività e rigore”, arrivato ormai alla XV edizione, a cui sono seguiti “Tradurre il profumo. Le parole dell’invisibile” (quello che preferisco, perché si annusano fragranze e materie prime), “Tradurre cosmesi e make-up. Tra scienza e pubblicità” e “Trans(lation)creation. Seminario di traduzione creativa”. In questi anni ho sentito l’esigenza di proporre a chi mi segue anche seminari tenuti da colleghe specializzate in settori che non tratto direttamente ma che hanno a che fare con il lusso, come la parte sull’hairdressing.

Quest’anno, l’ultima novità è il seminario “Tradurre il lusso. Teoria e pratica di un sogno”, in cui prendo in esame le dinamiche di questo universo da un punto di vista teorico e pratico, con un ricco laboratorio di traduzione, come di consueto. Perché la traduzione ha bisogno della teoria per dare il meglio nella pratica! L’ultima proposta in ordine di tempo è un servizio di formazione personalizzato, per venire incontro alle esigenze di chi abita lontano o ha specifiche necessità in termini di contenuti: la prima esperienza con una collega di Torino nel settore moda è stata molto positiva!

 

Concludiamo con un consiglio per chi ambisce a diventare freelance e vivere di sola traduzione, se ciò è possibile.

È possibile, certo; non si diventa miliardari, ma è possibile fare questo mestiere con passione e vivere felici! Un consiglio? Avere tanta passione, avere chiaro l’obiettivo che si vuole raggiungere, riconoscere con onestà i propri punti di forza e i propri limiti, non svendere mai il proprio lavoro e cercare di migliorarsi e imparare costantemente, con professionalità e curiosità.

 

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